Mps, ora Profumo si dimetta

Dopo lo strappo tra vertice e assemblea dei soci sulla questione ricapitalizzazione della Banca Monte dei Paschi di Siena, l’ex ad di Unicredit (da cui è già stato cacciato a suo tempo) deve mollare la poltrona. Noi di Democrazia Diretta, d’altronde, siamo sicuri che troverà un altro scranno dove accomodarsi, anche più in alto rispetto ad ora. Fantapolitica? Vedremo…

Siena Si terrà la prossima settimana la resa dei conti al vertice del Monte dei Paschi di Siena, dopo lo strappo di fine dicembre sulla questione ricapitalizzazione. In pratica il diktat di Profumo e Viola, rispettivamente presidente e ad del Monte, che spingevano per ricapitalizzare entro il primo trimestre 2014, è stato respinto dall’assemblea dei soci, capitanata dalla Fondazione Mps. La ricapitalizzazione ci sarà, ma solo nel secondo trimestre.

Che ne sarà adesso del management della Banca più tormentata d’Italia? In un Paese normale si sarebbe già dimesso, come gli stessi interessati avevano minacciato di fare più e più volte durante il braccio di ferro. Invece con ogni probabilità Profumo e Viola resteranno al loro posto, riappacificandosi con l’assemblea dei soci, con il beneplacito del Ministero dell’Economia e della classe politica, che lì li ha messi e lì vuole tenerli un altro po’.

Per un personaggio con il curriculum di Profumo, uscito da Unicredit con una buonuscita di 40 milioni di euro e nel frattempo infilato anche nel board di Eni (qui luci e ombre della carriera), è facile prevedere una nuova poltrona all’orizzonte. Quale manca alla collezione?

Il prossimo obiettivo potrebbe essere proprio quel Ministero che lo ha eletto a “salvatore” di Mps: il Ministero dell’economia e delle finanze. Magari in un Governo tecnico appoggiato dal centrosinistra, incaricato di traghettare l’Italia fuori dall’ennesima annata di crisi. Magari nel 2015, alla scadenza stabilita da Renzi per Letta, o anche prima.

 Fantapolitica? Staremo a vedere.

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